Iscriviti al nostro canale YouTube utilizzando questo collegamento.

In questo articolo:

  • Qual è la vera storia dietro il mito del debito nazionale?
  • Chi trae vantaggio dai titoli del Tesoro e dal pagamento degli interessi?
  • Perché sono i tagli alle tasse e le guerre, non i programmi sociali, a causare deficit.
  • Come il Congresso e la Federal Reserve potrebbero cancellare il debito.
  • Perché diffondere la paura del debito è utile ai ricchi.

La verità dietro il mito del debito nazionale: chi ne trae davvero vantaggio?

 di Robert Jennings, InnerSelf.com

Crollerei per la stanchezza prima di trovare una sola persona nel mio quartiere che fosse d'accordo con me su questo mito. È così profondamente radicato. Il mito di cui sto parlando? L'idea che il debito nazionale sia un mostro apocalittico, spinto a vette vertiginose da spese sconsiderate per programmi come la previdenza sociale e Medicare. Politici ed esperti hanno ripetuto questa storia così spesso che è diventata una verità evangelica per la maggior parte delle persone.

Ma ecco la verità: il vero motore dei deficit non sono i programmi sociali, ma i tagli alle tasse per i ricchi, le guerre infinite e l'uso selettivo dei deficit come arma politica. I ricchi e i loro alleati al Congresso non solo tollerano il debito nazionale, ma ci fanno affidamento. I titoli del Tesoro sono la loro mucca da soldi, che fornisce rendimenti senza rischi mentre il resto di noi paga il conto. E quando hanno finito di incassare, si girano e usano il debito come scusa per tagliare programmi che avvantaggiano gli americani comuni. Comodo, non è vero?

Diamo un'occhiata più da vicino a come siamo arrivati ​​fin qui, perché il debito non è il problema che sostengono e chi sta davvero beneficiando del sistema. Attenzione spoiler: non sei tu.

Segui i soldi: dritto in cima

Cominciamo con i numeri. Circa il 75% del debito nazionale è detenuto dal "pubblico". Ma non lasciatevi ingannare da questo termine: non significa che il vostro vicino o il vostro americano medio stia risparmiando per la pensione. No, la maggior parte di questo debito è detenuto da fondi pensione, governi stranieri, individui ricchi e enormi istituzioni finanziarie. E queste persone? Non stanno perdendo il sonno per il debito nazionale. Stanno ridendo fino in banca. Perché? Perché lo Zio Sam paga loro gli interessi sui loro titoli del Tesoro, rendendo quei titoli uno degli investimenti più sicuri e affidabili al mondo.


innerself subscribe graphic


Analizziamolo più in dettaglio. Uno dei principali detentori di obbligazioni del Tesoro è la stessa Previdenza Sociale, che detiene la sbalorditiva cifra di 2.5 trilioni di dollari in obbligazioni. Sì, hai letto bene. Proprio il programma che continuano ad avvertirci che sta andando in "bancarotta" detiene una grossa fetta del debito nazionale. Ma ecco l'ironia: il governo paga gli interessi su quelle obbligazioni, che confluiscono nel Fondo Fiduciario della Previdenza Sociale, contribuendo a mantenerlo solvente. Quindi, quando senti che il debito nazionale è una minaccia per la Previdenza Sociale, ricorda che in realtà sono profondamente interconnessi in un modo che avvantaggia il programma.

E non sono solo le entità nazionali a incassare sul debito nazionale. Anche i governi stranieri sono grandi attori, detenendo collettivamente oltre 7 trilioni di $ in titoli del Tesoro USA. I principali detentori stranieri sono paesi come Giappone e Cina, che insieme rappresentano oltre 2 trilioni di $.

Perché investono nel debito statunitense? Perché è la scommessa più sicura nell'economia globale. Il governo statunitense non è mai stato inadempiente sul suo debito, rendendo i titoli del Tesoro il gold standard per investimenti sicuri. Per questi paesi, detenere il debito statunitense è una mossa strategica: guadagnare interessi mantenendo le proprie riserve stabili e liquide.

Ecco dove entra in gioco il vero cinismo. Per i ricchi, i titoli del Tesoro sono come una gallina dalle uova d'oro che depone uova fruttifere anno dopo anno. E indovina chi sta sfamando questa gallina? Attenzione spoiler: siamo noi, i contribuenti. Il governo raccoglie fondi tramite le tasse e, quando necessario, si indebita emettendo titoli del Tesoro. L'interesse su quei titoli non nasce dal nulla; proviene dalle entrate del governo, che includono i dollari delle tasse guadagnati duramente.

Per dirla in parole povere, i ricchi stanno facendo soldi con il debito nazionale mentre il resto di noi paga il conto. Ogni volta che il governo paga interessi sul debito, una fetta significativa va direttamente nelle tasche di investitori facoltosi, fondi pensione ed entità straniere. E la parte migliore per loro? I titoli del Tesoro sono fiscalmente agevolati, il che li rende un affare ancora più allettante per i ricchi.

Ora, ecco il punto: il debito nazionale non è nemmeno un problema per il governo degli Stati Uniti. A differenza di te o di me, il governo non ha bisogno di "pagare" il suo debito nel senso tradizionale. Perché? Perché ha letteralmente il potere di creare denaro. Se il Congresso lo autorizzasse, la Federal Reserve potrebbe emettere fondi per coprire il debito nazionale con un colpo di penna, o, più precisamente, un clic di una tastiera. La Fed potrebbe semplicemente scrivere assegni ai detentori di obbligazioni, cancellando il debito senza causare inflazione. Come? Perché il denaro è già stato speso. Non è una nuova spesa; è solo una transazione finanziaria per regolare i conti.

Pensateci un attimo. I media amano scatenarci in preda al delirio per il debito nazionale, avvertendoci di una catastrofe economica se non "stringiamo la cinghia". Ma la realtà è che il governo degli Stati Uniti, in quanto emittente della valuta di riserva mondiale, ha a disposizione strumenti che rendono il debito un non-problema. Non è come un bilancio familiare, non importa quante volte cerchino di vendervi questa analogia semplicistica.

Allora perché tutto questo allarmismo? Perché è una comoda scusa per promuovere politiche che avvantaggiano i ricchi mentre sottraggono risorse a tutti gli altri. Tenendoci spaventati, possono giustificare il taglio dei programmi sociali, la riduzione di Medicare e della previdenza sociale e il rifiuto di aumentare le tasse ai ricchi. Nel frattempo, i ricchi continuano a rastrellare interessi su quel debito che ci dicono essere così pericoloso.

Quando senti politici o esperti inveire contro il debito nazionale, ricordati di seguire il denaro. Guarda chi detiene quei titoli e chi trae vantaggio dai pagamenti degli interessi. Non sei tu, e non è l'americano medio. È un sistema costruito con cura che serve gli interessi dei ricchi e dei potenti, il tutto convincendoci che il cielo sta cadendo. La verità è che il cielo non sta cadendo. La Fed può risolvere la situazione con una semplice registrazione contabile. Ma finché riescono a tenerci nel panico, il treno della cuccagna continua a girare per loro.

Il vero motore dei deficit

È tempo di sfatare uno dei più grandi miti sul debito nazionale: non è la spesa incontrollata per i programmi sociali a far saltare il banco. Il vero colpevole sono i tagli alle tasse per i ricchi, uniti ad altre decisioni politiche che ci hanno lasciato con un conto di oltre 30 trilioni di dollari. Per decenni, le amministrazioni repubblicane hanno padroneggiato l'arte di accumulare deficit mentre distribuivano enormi favori finanziari ai loro amici ricchi. E quando il debito sfugge al controllo? Ovviamente danno la colpa a Medicare e alla previdenza sociale. Perché assumersi la responsabilità quando si possono usare come capri espiatori programmi che in realtà aiutano le persone?

Cominciamo con i numeri. Ronald Reagan, il padre dell'economia dell'offerta, entrò in carica nel 1981 e scatenò prontamente un'ondata di tagli fiscali, a beneficio principalmente delle aziende e dei ricchi. Il debito nazionale quasi triplicò sotto la sua supervisione, salendo da 995 miliardi di dollari a 2.9 trilioni di dollari. Mentre i difensori di Reagan amano decantare il suo rafforzamento militare e la sua crescita economica, la realtà è che gran parte di questo debito era inutile. La sua amministrazione si basava pesantemente sull'idea che i tagli fiscali si sarebbero "ripagati da soli". Attenzione spoiler: non è così.

Poi venne il prossimo George W. Bush, che raddoppiò la strategia di Reagan con due massicci tagli fiscali nel 2001 e nel 2003. Questi tagli avvantaggiarono in modo schiacciante gli americani più ricchi e, sommati ai costi di due guerre in Iraq e Afghanistan, fecero schizzare alle stelle il debito. Quando Bush entrò in carica, il debito era di 5.7 trilioni di dollari. Quando se ne andò nel 2009, era quasi raddoppiato, arrivando a 10.7 trilioni di dollari. Per aggiungere la beffa al danno, nessuna delle spese di guerra fu contabilizzata nel bilancio ordinario: fu tutta aggiunta al deficit come spesa "di emergenza". Comodo, non è vero?

Poi venne Donald Trump, che ha portato questa formula a nuovi livelli. I suoi tagli fiscali del 2017 hanno ridotto l'aliquota fiscale delle società dal 35% al ​​21% e hanno distribuito un regalo di quasi 2 trilioni di dollari agli americani più ricchi e alle grandi aziende. I risultati? Un deficit che è aumentato a dismisura anche durante un'economia forte, quando i deficit dovrebbero solitamente ridursi. Entro la fine del primo mandato di Trump, il debito nazionale era salito da 19.9 trilioni di dollari a 27.8 trilioni di dollari. E ora, mentre Trump inizia il suo secondo mandato, sta spingendo per ulteriori tagli fiscali, sostenendo allo stesso tempo che "non possiamo permetterci" Medicare e la previdenza sociale. L'ipocrisia è quasi impressionante.

Ma i tagli fiscali da soli non raccontano tutta la storia. Non dimentichiamo le guerre in Iraq e Afghanistan, iniziate sotto Bush, che sono costate agli Stati Uniti oltre 8 trilioni di dollari entro il 2023. Questi conflitti sono stati finanziati quasi interamente tramite deficit spending, aggiungendosi alla montagna di debiti. E poi c'è la Grande recessione, che ha costretto sia Bush che Obama a immettere trilioni nell'economia tramite salvataggi e programmi di stimolo. Mentre queste misure erano necessarie per prevenire il collasso economico, hanno anche contribuito alla crescita del debito.

Facciamo un salto al 2020, e la pandemia di COVID-19 ha portato una nuova ondata di spesa pubblica. Gli sforzi di soccorso sotto Trump e Biden (assegni di stimolo, sussidi di disoccupazione e prestiti alle piccole imprese) hanno aggiunto oltre 5 trilioni di dollari al debito. Mentre gran parte di questa spesa era giustificata, vale la pena notare che le aziende e i ricchi hanno comunque trovato il modo di trarne profitto, come fanno sempre.

Quando si sommano tutti questi elementi, i tagli fiscali di Reagan, le guerre di Bush, le elargizioni di Trump ai ricchi e le crisi economiche che si sono susseguite, diventa chiaro che il debito nazionale non riguarda i programmi sociali. Riguarda le decisioni. Decisioni di dare priorità ai tagli fiscali per i ricchi rispetto alla responsabilità fiscale a lungo termine. Decisioni di finanziare guerre a credito tagliando le tasse. Decisioni di spaventare l'opinione pubblica facendole credere che Medicare e la previdenza sociale siano i cattivi, quando in realtà sono sempre stati i capri espiatori.

Ecco la conclusione: il debito non riguarda la spesa sconsiderata per i programmi sociali, ma un sistema truccato per avvantaggiare i ricchi a spese di tutti gli altri. E se non siamo disposti ad affrontare questa realtà, il debito continuerà a crescere e le stesse persone che ne hanno tratto profitto continueranno a puntare il dito contro il resto di noi.

Spaventarti fino a sottometterti

È qui che le cose diventano davvero ciniche. Le stesse persone che traggono profitto dal debito nazionale sono anche proprietarie dei media che ci mettono costantemente in guardia al riguardo. Coincidenza? Nemmeno per sogno. Usano la paura per manipolare l'opinione pubblica, convincendoci che tagliare le reti di sicurezza sociale è l'unico modo per pareggiare il bilancio. Non importa che questi programmi siano salvagenti per milioni di americani. Non importa che tagliarli spingerebbe innumerevoli famiglie in povertà. Ciò che conta per loro è proteggere lo status quo, un sistema in cui diventano più ricchi mentre il resto di noi lotta per restare a galla.

Un'altra tattica di paura preferita è l'inflazione. "Se non affrontiamo il debito, l'inflazione impazzirà!" avvertono. Ma ecco il punto: la spesa causa l'inflazione, non il debito. Il governo potrebbe saldare il debito nazionale domani autorizzando la Federal Reserve a emettere i fondi. Ciò causerebbe inflazione? No, perché il denaro è già in circolazione. Non è una nuova spesa; è solo spostare i numeri. Ma non aspettatevi di sentirvelo dire dai seminatori di paura. Preferirebbero tenervi all'oscuro.

Ciò che non vogliono che tu sappia

Ecco una domanda che raramente viene posta: perché il Congresso non cancella semplicemente il debito nazionale? La risposta è semplice e irritante: non vogliono farlo. Per i ricchi, il debito nazionale non è un problema; è un'opportunità. I ​​titoli del Tesoro, i cosiddetti strumenti di debito, sono alcuni degli investimenti più sicuri e redditizi al mondo. I ricchi parcheggiano lì i loro soldi, guadagnano interessi garantiti e dormono come bambini sapendo che lo Zio Sam li copre le spalle. Lungi dall'essere una crisi, il debito nazionale è una mucca da soldi per i più ricchi tra noi.

Eliminare il debito significherebbe tagliare fuori questo treno della cuccagna. Niente più investimenti sicuri che fruttano interessi senza sforzo. Ma non è l'unica ragione per cui i ricchi e i loro alleati al Congresso si aggrappano al debito. Il debito nazionale è anche un'arma politica, brandita per giustificare il rifiuto di aumentare le tasse sui ricchi o di finanziare programmi che avvantaggiano il pubblico più vasto. Dopotutto, se il debito non è un problema, cosa ci impedisce di tassare i miliardari per investire in sanità, istruzione o energia rinnovabile? Per i ricchi, mantenere il debito in circolazione, e farlo sembrare una crisi irrisolvibile, è semplicemente un buon affare.

Ed è qui che entra in gioco la famosa battuta di Dick Cheney. Quando disse, "Reagan ha dimostrato che i deficit non contano", non stava solo parlando di teoria economica, stava rivelando una strategia. I deficit non contano quando vengono usati per finanziare tagli fiscali per i ricchi o guerre di finanziamento. Sotto Reagan, il debito nazionale è triplicato, salendo da 995 miliardi di dollari a 2.9 trilioni di dollari, in gran parte a causa di massicci tagli fiscali e spese militari. Eppure Reagan ha dovuto affrontare poche ricadute politiche perché la spesa serviva a priorità che avvantaggiavano l'élite.

Facciamo un salto in avanti fino a George W. Bush, e la logica di Cheney era in piena mostra. I tagli fiscali di Bush del 2001 e del 2003, abbinati alle costose guerre in Iraq e Afghanistan, hanno quasi raddoppiato il debito, portandolo da 5.7 trilioni di dollari a 10.7 trilioni di dollari. Nessuno di questi è stato pagato, ovviamente, perché i deficit erano considerati accettabili finché servivano agli scopi giusti, vale a dire, arricchire i ricchi ed espandere l'influenza militare.

Donald Trump ha portato tutto questo a nuovi livelli con i suoi tagli fiscali del 2017, aggiungendo quasi 2 trilioni di dollari al debito tagliando l'aliquota fiscale delle società e dando agli americani più ricchi una manna enorme. E ora, mentre si svolge il secondo mandato di Trump, chiede ancora più tagli fiscali, mentre allo stesso tempo incolpa Medicare e Social Security per il crescente deficit. L'ipocrisia non è solo evidente, è insita nel sistema.

Ecco il vero colpo di scena: la Federal Reserve potrebbe cancellare il debito nazionale domani con una semplice registrazione contabile. Il Congresso potrebbe autorizzare la Fed a emettere fondi e "scrivere l'assegno" per pagare i detentori di obbligazioni. Non causerebbe inflazione perché il debito riflette la spesa passata, non il nuovo denaro che entra nell'economia. Ma non aspettatevi che questa soluzione prenda piede. I ricchi traggono fin troppi benefici dallo status quo e il debito fornisce loro una comoda scusa per bloccare qualsiasi riforma progressista che potrebbe richiedere loro di pagare la loro giusta quota.

In verità, il debito nazionale non è la crisi che ci hanno detto che è. È un sistema attentamente mantenuto che sostiene i ricchi mentre giustifica l'austerità per tutti gli altri. Mantenendo il pubblico fissato sul debito, i politici e i loro ricchi sostenitori distolgono l'attenzione dal vero problema: un'economia truccata che dà priorità ai loro interessi rispetto ai nostri. La questione non è se i deficit contino, ma per chi contano. E se stai leggendo questo, le probabilità sono che non sei tu.

Ora che lo sai

Ecco un'idea: invece di tagliare i programmi che aiutano le persone, iniziamo a tassare chi può permettersi di pagare. Una modesta imposta patrimoniale, la chiusura delle scappatoie fiscali aziendali e il ripristino di aliquote fiscali eque sul reddito potrebbero generare trilioni di entrate. Abbinate a questo un approccio più intelligente alla spesa, investendo in energia verde, istruzione e assistenza sanitaria, e potremmo costruire un futuro in cui tutti ne traggono beneficio, non solo l'élite.

Dobbiamo anche respingere il terrorismo psicologico. È tempo di informarci su come funziona davvero l'economia. Il debito nazionale non è una minaccia apocalittica. È uno strumento, uno strumento che i ricchi hanno trasformato in un'arma per mantenere il loro potere. Ma non deve essere per forza così. Con le giuste politiche e un pizzico di coraggio, possiamo usarlo per creare una società più equa.

La prossima volta che senti un politico o un esperto inveire contro il debito nazionale, chiediti chi trae vantaggio da questa narrazione. Probabilmente non sei tu. Sono le stesse persone che ne hanno tratto beneficio per tutto il tempo: i ricchi, i potenti, i cercatori di rendita che vedono la nostra economia come il loro salvadanaio personale. Non lasciarti spaventare fino alla sottomissione. Chiedi di meglio. Chiedi equità. E ricorda: il debito non è il problema, lo sono loro.

 

L'autore

jenningsRobert Jennings è il co-editore di InnerSelf.com, una piattaforma dedicata all'emancipazione degli individui e alla promozione di un mondo più connesso ed equo. Veterano del Corpo dei Marines degli Stati Uniti e dell'Esercito degli Stati Uniti, Robert attinge alle sue diverse esperienze di vita, dal lavoro nel settore immobiliare e delle costruzioni alla creazione di InnerSelf.com con sua moglie, Marie T. Russell, per portare una prospettiva pratica e concreta alle sfide della vita. Fondata nel 1996, InnerSelf.com condivide intuizioni per aiutare le persone a fare scelte informate e significative per se stesse e per il pianeta. Più di 30 anni dopo, InnerSelf continua a ispirare chiarezza e responsabilizzazione.

 Creative Commons 4.0

Questo articolo è concesso in licenza sotto licenza Creative Commons Attribuzione-Condividi allo stesso modo 4.0. Attribuire l'autore Robert Jennings, InnerSelf.com. Link all'articolo Questo articolo è originariamente apparso su InnerSelf.com

Libri consigliati:

Il capitale nel XXI secolo
di Thomas Piketty. (Traduzione di Arthur Goldhammer)

Capital in the Twenty-First Century Hardcover by Thomas Piketty.In Capitale nel XXI secolo, Thomas Piketty analizza una raccolta unica di dati provenienti da venti paesi, che risale al XVIII secolo, per scoprire i principali modelli economici e sociali. Ma le tendenze economiche non sono atti di Dio. L'azione politica ha frenato le disuguaglianze pericolose in passato, dice Thomas Piketty, e potrebbe farlo di nuovo. Un'opera di straordinaria ambizione, originalità e rigore, Il capitale nel XXI secolo riorienta la nostra comprensione della storia economica e ci mette di fronte a lezioni di moderazione per oggi. Le sue scoperte trasformeranno il dibattito e fisseranno l'agenda per la prossima generazione di pensiero su ricchezza e disuguaglianza.

CLICCA QUI per maggiori informazioni e / o per ordinare questo libro su Amazon.


Nature's Fortune: come prosperano gli affari e la società investendo nella natura
di Mark R. Tercek e Jonathan S. Adams.

Nature's Fortune: How Business and Society Thrive by Investing in Nature by Mark R. Tercek and Jonathan S. Adams.Qual è la natura vale la pena? La risposta a questa domanda, che tradizionalmente è stato inquadrato in termini ambientali, sta rivoluzionando il modo di fare business. In Fortune della natura, Mark Tercek, CEO di The Nature Conservancy e ex investment banker e Jonathan Adams, scrittore scientifico, sostengono che la natura non è solo il fondamento del benessere umano, ma anche il più intelligente investimento commerciale che qualsiasi azienda o governo possa fare. Le foreste, le pianure alluvionali e le scogliere di ostriche spesso considerate semplicemente come materie prime o come ostacoli da superare in nome del progresso sono, in effetti, altrettanto importanti per la nostra futura prosperità come tecnologia o legge o innovazione aziendale. Fortune della natura offre una guida essenziale per il benessere economico e ambientale del mondo.

CLICCA QUI per maggiori informazioni e / o per ordinare questo libro su Amazon.


Beyond Outrage: cosa è andato storto con la nostra economia e la nostra democrazia e come risolverlo -- di Robert B. Reich

Beyond OutrageIn questo libro puntuale, Robert B. Reich sostiene che a Washington non succede niente di buono a meno che i cittadini non siano stimolati e organizzati per assicurarsi che Washington agisca nel bene pubblico. Il primo passo è vedere il quadro generale. Beyond Outrage collega i punti, mostrando perché la crescente quota di reddito e ricchezza in cima ha bloccato il lavoro e la crescita per tutti gli altri, minando la nostra democrazia; ha fatto sì che gli americani diventassero sempre più cinici riguardo alla vita pubblica; e girò molti americani l'uno contro l'altro. Spiega anche perché le proposte del "diritto regressivo" sono completamente sbagliate e forniscono una chiara tabella di marcia su ciò che invece deve essere fatto. Ecco un piano d'azione per tutti coloro che amano il futuro dell'America.

CLICCA QUI per maggiori informazioni o per ordinare questo libro su Amazon.


Questo cambia tutto: Occupy Wall Street e il movimento 99%
di Sarah van Gelder e lo staff di YES! Rivista.

This Changes Everything: Occupy Wall Street and the 99% Movement by Sarah van Gelder and staff of YES! Magazine.Questo cambia tutto mostra come il movimento Occupy sta cambiando il modo in cui le persone vedono se stessi e il mondo, il tipo di società che credono sia possibile, e il loro coinvolgimento nella creazione di una società che funziona per 99% piuttosto che solo per 1%. I tentativi di incasellare questo movimento decentralizzato e in rapida evoluzione hanno portato a confusione e errata percezione. In questo volume, i redattori di SÌ! Rivista riunire le voci dall'interno e dall'esterno delle proteste per trasmettere le questioni, le possibilità e le personalità associate al movimento Occupy Wall Street. Questo libro contiene contributi di Naomi Klein, David Korten, Rebecca Solnit, Ralph Nader e altri, oltre agli attivisti di Occupy presenti fin dall'inizio.

CLICCA QUI per maggiori informazioni e / o per ordinare questo libro su Amazon.



Riepilogo dell'articolo

Il mito secondo cui la previdenza sociale e il Medicare sono i principali motori del debito nazionale oscura la verità: i deficit sono alimentati da tagli fiscali per i ricchi, guerre infinite e manipolazioni politiche. I titoli del Tesoro arricchiscono l'élite, mentre la paura tiene sotto controllo il pubblico. Questo articolo analizza in che modo il sistema è truccato e perché la Federal Reserve potrebbe eliminare il debito domani se il Congresso lo consentisse.

#NationalDebtMyth #DeficitDrivers #TagliFiscaliEDeficit #ProgrammiSocialiVsDeficit #RicchezzaEDebito #TitolidelTesoro #USDebtExplained #TatticheAttenzioneDebito #EconomiaPolitica